Confronto sul rigassificatore a Palazzo dei Congressi di Ravenna. Tutte le ragioni del sì e le rassicurazioni sulla sicurezza. I dubbi e le paure dei no - RavennaNotizie.it

2022-10-14 21:32:22 By : Ms. Gloria Ji

Ieri sera martedì 11 ottobre al Palazzo dei Congressi di Ravenna è andata in scena l’attesa presentazione pubblica del progetto del rigassificatore al largo della città. L’appuntamento era organizzato dal Comune di Ravenna in collaborazione con la struttura del commissario di Governo per il rigassificatore, incarico affidato al Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Commissario che però ieri sera non c’era, rappresentato dall’Assessore Vincenzo Colla.

Si è trattato di un incontro utile, ordinato, tranquillo, civile, con qualche trascurabile intemperanza solo nel finale, in cui hanno avuto molto spazio soprattutto le illustrazioni tecniche del progetto, oltre che i temi della scelta politica del rigassificatore, riassunti in particolare dal Sindaco Michele de Pascale e dall’Assessore Vincenzo Colla. La platea si è scaldata in diversi passaggi e ha sottolineato con applausi alcuni interventi, orientata decisamente più per il sì al rigassificatore che al no. Non mancavano – seppure meno numerosi – i contrari all’opera. In concomitanza con la presentazione, il Comitato Per il Clima – Fuori dal Fossile ha indetto un presidio di protesta contro il rigassificatore in Largo Firenze, cui hanno preso parte pochissime persone. Nell’aula del Palazzo dei Congressi invece il comitato non ha fatto sentire la propria voce ufficiale, inspiegabilmente.

Ha aperto la serata il Sindaco di Ravenna Michele de Pascale che, dopo i ringraziamenti di rito, è entrato subito nel merito del tema del confronto pubblico, spiegando le ragioni del progetto di rigassificatore a Ravenna. Ragioni che sono note a tutti e riguardano sia la crisi delle forniture di gas, in particolare dopo la guerra della Russia all’Ucraina e le sanzioni, sia la crisi dei prezzi. Il Sindaco ha così ricordato che si è posto il tema di aumentare la capacità di rigassificazione del nostro paese, diversificando e acquistando gas da tanti fornitori diversi e non solo da chi ce lo fornisce tramite gasdotti, passando quindi dai 3 attuali a 5 rigassificatori. I due nuovi impianti sono quelli da installare a Ravenna e Piombino. Questa la decisione presa dal Governo Draghi.

Michele de Pascale ha ricordato che il tema del gas chiama in causa la “questione della transizione energetica e del passaggio alle fondi rinnovabili”, citando i vari progetti in campo a Ravenna su questo versante, dal Progetto Agnes per il grande parco eolico in Adriatico alle comunità energetiche. Ma ha fatto capire ancora una volta – come ha ripetuto sempre in questi mesi – che accanto allo sviluppo delle rinnovabili, a Ravenna e all’Italia serve anche il gas nell’immediato per garantire l’energia utile alle famiglie e alle industrie. Anzi, ha ricordato che il distretto industriale ravennate è particolarmente energivoro e ha assolutamente bisogno di gas ora e subito, per non rischiare la chiusura delle attività e la perdita di posti di lavoro.

Il Sindaco ha poi ripetuto che nel nostro territorio c’è il know how più avanzato nel campo dell’oil&gas per realizzare il progetto del rigassificatore. E ha ribadito che la tempistica stabilita dal Governo Draghi è rapida perché “dobbiamo affrancarci dal gas russo il più presto possibile”, cioè “dobbiamo fare in pochi mesi quello che non abbiamo fatto nei 10 anni precedenti, cioè rendere il nostro paese libero di poter scegliere” da chi ricevere il gas. Da qui la scelta della struttura commissariale con a capo il Presidente della Regione Stefano Bonaccini.

Così dopo che Snam ha presentato la sua manifestazione d’interesse e il progetto per l’installazione a Ravenna, è iniziato subito l’iter autorizzativo, “un iter tutt’altro che banale, perché vede ben 63 Enti e Uffici coinvolti, quindi sono 63 i differenti pareri che devono essere forniti, di cui 40 in capo a organi dello Stato. Pareri che riguardano tutti gli ambiti, a partire dalla sicurezza”. Sicurezza dell’impianto e della navigazione, sicurezza ambientale e salvaguardia paesaggistica sono i tre aspetti a cui viene posta estrema attenzione nella valutazione del progetto ha sottolineato de Pascale.

“Il progetto è stato ultraverificato – ha detto il Sindaco – e alcuni elementi di criticità già emersi hanno portato a una revisione”, cioè sono state accolte osservazioni importanti, in primo luogo quella riguardante l’impianto a terra, inizialmente previsto troppo vicino all’abitato di Punto Marina, che ora è stato allontanato in modo significativo e inserito in un’area di mitigazione ambientale molto vasta di 90 ettari. Inoltre, nell’ambito degli interventi di compensazione, ci sarà un intervento di rigenerazione urbana e qualificazione per la località di Punta Marina. “Se l’impianto non è sicuro non ci saranno compensazioni che tengano – ha chiosato il primo cittadino – ma se l’impianto è sicuro ci saranno anche le compensazioni economiche e i vantaggi.”

Daniele Rossi Presidente dell’Autorità Portuale ha detto di condividere l’impostazione del Comune di Ravenna e la strategicità dell’investimento nel rigassificatore per Ravenna e per il porto. Ma Rossi ha aggiunto che non basta il rigassificatore, e che bisogna tornare a discutere anche di estrazioni del gas in Adriatico. Sono scelte per fare del Porto di Ravenna un grande hub dell’energia in campo nazionale.

Elio Ruggeri amministratore unico di Snam Fsru del Gruppo Snam è entrato nel dettaglio del progetto strutturale a Ravenna, coadiuvato da slides. Dalla fine di febbraio ci troviamo nella condizione di dover sostituire le forniture di gas di provenienza russa. La Russia nel 2021 forniva il 40% del gas di cui l’Europa aveva bisogno (il 49% la Germania, il 38% l’Italia, il 25% la Francia e così via). In Italia su una domanda di 70 miliardi di metri cubi di gas, 27 erano importati dalla Russia. Con lo scoppio della guerra fra Russia e Ucraina è diventato impellente sostituire il gas russo o mettersi nelle condizioni di poterlo fare in tutta Europa in qualsiasi momento. Da marzo ad oggi sono stati decisi, proposti o annunciati nel nord Europa 12 nuovi impianti di rigassificazione di tipo Fsru o rigassificatori galleggianti, quindi la stessa scelta fatta dall’Italia. Ben sei in Germania, 2 in Olanda, 1 in Francia.

“Non è un caso che tutti abbiano scelto questo tipo di impianti – ha detto Ruggeri – perché la tecnologia Fsru a partire dal 2013, dall’impianto realizzato al largo di Livorno, è quella più avanzata e già 48 impianti sono stati realizzati nel mondo.” È una tecnologia consolidata che si è affermata in ragione della rapidità di esecuzione, della sicurezza e della movibilità: “stiamo parlando di navi che sono attraccate in un posto e quando non servono più lì possono spostarsi da un’altra parte” ha precisato.

Nel nord Europa tutti i rigassificatori sono stati pensati all’interno di aree portuali e industriali, fortemente antropizzate, questo perché “il livello di sicurezza di questi impianti ormai è tale che non è più necessario realizzarli lontano dai porti industriali.” In Olanda ne hanno installato due nello stesso porto (Eemshaven) e sono già operativi, “ricevono carghi con una frequenza di uno alla settimana”.

Fra giugno e luglio Snam ha acquistato due navi galleggianti di ultima generazione per rispondere alle esigenze italiane. In Italia l’unico porto idoneo a ospitare un impianto galleggiante è Piombino, che potrà diventare operativo entro il 2023. La seconda ipotesi è quella di Ravenna, utilizzando una piattaforma del Gruppo Pir esistente, opportunamente modificata, che potrà consentirà l’ormeggio della nave galleggiante: l’impianto potrà diventare operativo nella seconda metà del 2024.

“Ravenna è una scelta ed è anche un’opportunità – ha detto Ruggeri – perché Ravenna è nel nord-est del paese in un’area in cui non esistono problemi di reti di distribuzione del gas in tutte le direzioni.” Inoltre qui c’è il grande know how del distretto dell’oil&gas. L’amministratore unico di Snam Fsru ha assicurato che le cose si sono fatte in fretta, ma non a scapito della qualità e della serietà del progetto, approfondito e accurato in tutti i suoi aspetti.

Per l’attracco della nave gasiera Bw Singapore si utilizzerà la piattaforma Pir al largo di Punta Marina a circa 7 – 8 km dalla costa. La piattaforma sarà ristrutturata, rafforzata e protetta con una diga che servirà a prevenire gli effetti del moto ondoso (alta 6 metri sul livello del mare). La piattaforma sarà collegata a terra con una sealine sostanzialmente interrata, l’impatto con la spiaggia e la pineta di Punta Marina sarà invisibile, perché il tubo sarà sotterraneo (oltre 10 metri sotto la superficie) e terminerà il suo tragitto oltre spiaggia e pineta e lontano dall’abitato (in un terreno alle spalle di Punta Marina), in una cabina che funge da punto di entrata nella rete (PDE); il tubo poi prosegue il suo percorso intorno alla città fino a collegarsi alla rete nazionale.

Secondo Snam quindi la tubazione non interferirà né con le attività in mare legate alla spiaggia e alla balneazione né con la vita della pineta né con quella degli abitanti di Punta Marina. L’impianto a mare sarà appena visibile. L’impatto a terra sarà invisibile. L’impianto o cabina di ingresso del tubo sarà opportunamente oscurato da una selva di alberi.

La cabina del PDE o punto di ingresso del tubo è un impianto di circa 2-3 ettari circondato da un bosco di quasi 100 ettari. “Nella cabina PDE non avviene nessuna operazione industriale, – dice Ruggeri – c’è un’operazione di filtraggio del gas e di misurazione. Occasionalmente potrà esserci una iniezione di azoto che serve per correggere partite di gnl troppo pesante. C’è uno sfiato che sarà utilizzato solo in casi di emergenza. Non ci sono trasformazioni di materia, non ci sono processi chimici, non è un’area di rischio di incidente rilevante. L’area di rischio rilevante è solo la nave.” L’area sarà acquista da Snam e piantumata con arbusti già cresciuti, poi sarà trasferita al comune dopo qualche anno.

La Singapore è una nave gasiera di 292 metri per 43, non convertita ma costruita appositamente come Fsru, come nave galleggiante per il gas di ultimissima generazione, con i serbatoi a membrana di 270 mila metri cubi. Utilizza l’acqua di mare (open loop) per la vaporizzazione del gas, “che è la soluzione migliore, poiché minimizza l’impatto ambientale” ha detto Ruggeri. Le navi che porteranno il gas alla Singapore arriveranno con la frequenza di una alla settimana e le operazioni di scarico dureranno un giorno. Perché le navi possano arrivare alla piattaforma il pescaggio nel tratto di mare deve essere di almeno 15 metri. Il cronoprogramma è serrato. Snam conta di avere tutte le autorizzazioni entro novembre e di aprire il cantiere entro marzo-aprile del 2023. La nave arriverà a Ravenna un anno dopo e potrà diventare operativa nel settembre 2024.

Michele De Vincentis direttore regionale del Corpo dei Vigili del Fuoco ha parlato degli aspetti legati alla sicurezza e alla prevenzione. I Vigili del Fuoco hanno già dato un primo parere preventivo di fattibilità (NOF nulla osta di fattibilità) cui seguiranno poi altri passaggi fino all’approvazione finale. E poi una volta autorizzato, ha assicurato De Vincentis, i Vigili del Fuoco continueranno a monitorare la sicurezza dell’impianto. Ogni 5 anni c’è un riesame complessivo dell’impianto in relazione alla sicurezza e ogni 2 anni ci sono verifiche dei tecnici VVFF sull’impianto.

Michele De Vincentis non ha nascosto i pericoli legati al metano, “che anche sotto forma di gnl è una sostanza pericolosa perché può esplodere”. Ma ha teso a tranquillizzare la platea: questo è un lavoro di ordinaria amministrazione, poiché “in Emilia-Romagna ci sono 83 stabilimenti ad alto rischio che impegnano anche di più del gnl o del rigassificatore. Abbiamo fatto il nostro lavoro con scrupolo perché dobbiamo evitare un incidente rilevante. La nave galleggiante a 8 km dalla costa è una sicurezza in più in questo senso.”

Il direttore regionale dei Vigili del Fuoco ha poi ricordato che in natura e nelle attività umane non esiste il rischio zero. “Quando c’è un impianto, una tecnologia, uno stabilimento, una qualsiasi attività c’è sempre un rischio. Non esiste il rischio zero. Bisogna farsi carico della possibilità che il rischio esista” ma naturalmente vanno valutati tutti i dati sulle eventualità e mettere in atto tutte le misure di prevenzione. E a proposito di dati, il direttore ha assicurato che l’eventualità di rischi legati al rigassificatore stando alle statistiche e ai dati scientifici in campo internazionale sono ridottissimi, del tipo di un incidente ogni 10 mila anni o giù di lì.

Anche Francesco Cimmino direttore marittimo dell’Emilia-Romagna e comandante del porto di Ravenna ha voluto tranquillizzare la platea. “Safety first è il motto su tutte le navi e la sicurezza al primo posto vale anche per noi” ha detto. Ha ricordato come a Ravenna arrivino e ripartano circa 2.500 navi all’anno e che navi come le navi gasiere “sono pane quotidiano”. Ha ribadito anche lui che il fatto che il rigassificatore sia a 8 km dalla costa è meglio dal punto di vista della sicurezza.

Ha affermato di avere dato parere favorevole sul progetto nella Conferenza dei servizi in materia di sicurezza per quanto riguarda la navigazione marittima. “Abbiamo previsto tutta una serie di misure precauzionali. Vi posso solo garantire che non abbiamo paura di questo impianto, per noi è un lavoro ordinario. Sono abbastanza sereno” ha concluso il comandante del porto.

Sullo stesso metro l’intervento di Ermanno Errani responsabile di servizio autorizzazioni e concessioni di Ravenna di Arpae. “Abbiamo presentato 33 richieste di integrazione puntualmente presentate, che sono in fase di valutazione. – ha detto – Abbiamo valutato l’impatto ambientale del progetto nella parte a mare, nella parte a terra, anche per la parte di dragaggio di 1,9 milioni di materiale di scavo.”

Vincenzo Colla, Assessore regionale in rappresentanza di Stefano Bonaccini ha affermato che “questa operazione ha un valore politico che non dobbiamo dimenticare: l’Emilia-Romagna e Ravenna vogliono aiutare il nostro paese (applauso, ndr) perché il rischio del lockdown energetico esiste a causa della guerra… C’è un’emergenza e noi non possiamo non dare una risposta con una nuova strategia energetica che abbia il tratto della nuova geopolitica e della nuova geoeconomia.”

Noi dobbiamo spingere sulle rinnovabili – ha detto in sostanza Colla – ma non possiamo mettere a rischio la nostra manifattura e i nostri posti di lavoro e quindi ci serve il rigassificatore. È la risposta giusta sul piano energetico per non far crollare il sistema.

Colla ha ricordato che quasi tutta l’Assemblea regionale ha sostanzialmente dato un giudizio positivo sulla scelta del rigassificatore (applauso, ndr), non solo la maggioranza. Il 28 ottobre ci sarà l’ultima conferenza dei servizi per consegnare il 10 novembre l’esito del lavoro svolto al Governo.

Per primo è intervenuto Luca Rosetti di Punta Marina, primo firmatario della petizione sì al rigassificatore ma no a questo progetto di rigassificatore a Punta Marina. Ha ribadito grande preoccupazione per l’ambiente, per il turismo, per i residenti. Perché l’attracco a 8 km e non a 20 km, dove non serviva nemmeno dragare? Perché non farlo al largo di Casal Borsetti? Queste le due domande poste da Rosetti.

Antonella Rustignoli residente di Punta Marina non ha nascosto le sue paure: “ho la centrale a 600 metri da casa mia. Avremo dei problemi. Abbiamo paura dei rischi che ci possono essere. Non è vero che i rischi sono zero.” La signora cita un po’ alla rinfusa Piero Angela e l’ex ministro Costa e poi attacca: “Stanno affossando un paese, perché non l’hanno messo a Milano Marittima? Tutte le case di Punta Marina saranno svalutate. Noi perderemo i turisti.”

Matteo Leoni Presidente di CNA Ravenna si dice d’accordo sulla strategicità dell’impianto e ha ricordato le grandi difficoltà delle aziende anche piccole e medie di fronte alla crisi energetica attuale.

Cinzia Pasi già candidata di Italexit alle ultime elezioni politiche contesta l’organizzazione della serata, col ticket e con poco spazio per i cittadini, secondo lei. Poi chiede “perché Ravenna deve essere in prima linea e sacrificarsi? Non esistono compensazioni quando c’è una svendita del territorio.” Chiama in causa il direttore dei VVFF perché non ha parlato dei tanti incidenti negli impianti di rigassificazione, ma non dà dati, cita solo la trasmissione Report. Infine riportando una critica mossa dall’ingegner Riccardo Merendi (a proposito, questa era la sera giusta per Merendi per presentare le sue riserve o osservazioni, ma se c’era non ha parlato) alla sicurezza dell’impianto, quindi ha proposto di fare un faccia a faccia, lanciando un guanto di sfida a Snam. La Pasi ha concluso con uno slogan: “Basta inviare armi all’Ucraina, fuori l’Italia dalla guerra” guadagnandosi qualche buuu dalla sala.

Roberto Bozzi, Presidente di Confindustria Romagna, con la voce quasi incrinata dall’emozione, ha ricordato il momento drammatico per l’economia a causa della carenza di energia e della crisi dei prezzi: “Se non facciamo oggi qualcosa ci trascineremo il problema nei prossimi anni.” Bozzi ha detto che servono più scorte di gas e che bisogna tornare ad estrarre gas anche in Adriatico. Ha parlato di differenziazione energetica, con eolico, fotovoltaico. “Se non facciamo tutto questo – ha ammonito – l’Italia non sarà più una Repubblica fondata sul lavoro ma su qualcosa d’altro.” Infine ha ringraziato il Sindaco e il Presidente Bonaccini per quello che stanno facendo per Ravenna e per l’Italia.

Emanuele Scerra di Femca Cisl Romagna ha ricordato che ogni giorno h24 chi lavora nel petrolchimico, nelle piattaforme e centrali di Casal Borsetti e Lido Adriano affronta grandi rischi. “Anche andando in giro in bici c’è il rischio. – ha aggiunto polemico – Chi dice che non ci può o deve essere il rischio in un’attività economica ci prende per il culo. Non esiste rischio zero, in nessuna cosa.”

Ad alcune domande sono state date riposte. Il direttore regionale dei VVFF in particolare ha risposto sugli incidenti occorsi ai rigassificatori e ha ricordato che il suo lavoro si basa sulla valutazione di dati scientifici e statistici internazionali non su report giornalistici (è scattato l’applauso, ndr).

Più articolata la risposta di Snam. “Snam negli ultimi 60 anni ha posato 30 mila km di reti in alta pressione: con tutto il rispetto per l’ingegnere citato pensiamo di saper fare il nostro mestiere e di saper collaudare i tubi in maniera ineccepibile (forte applauso, ndr)” ha detto l’amministratore delegato, che ha mostrato comprensione per chi ha paura per una cosa sconosciuta ma ha ribadito: “noi siamo sicuri che il progetto è sicuro e pienamente compatibile con l’ambiente e gli abitanti. La tecnologia è semplice. Nel mondo esistono 130 impianti di rigassificazione e 48 a bordo di navi, costruiti negli ultimi 10 anni. Tutti fanno lo stesso lavoro. Non stiamo proponendo nulla che non sia stato verificato e testato.”

Dal 1971 Snam gestisce un impianto di rigassificazione nel golfo di La Spezia e non si è mai registrato un incidente rilevante, né la località ha subito danni sul piano turistico. Nessun tipo di incidenti si è verificato nemmeno sugli impianti più recenti, ha ricordato l’uomo della Snam. “Ci potevano essere progetti alternativi? Certo ce ne potevano essere molti, ma la nostra esigenza prioritaria – così come ci è stata trasmessa dal Governo – era di fare nel minor tempo possibile. E oltre a Piombino, Punta Marina era l’altra ipotesi con i tempi più veloci” ha precisato Ruggeri.

Il Sindaco Michele de Pascale ha concluso in replica dicendo che non è un tecnico ma nutre “fiducia cieca e assoluta nei Vigili del Fuoco, nella Guardia Costiera e in Arpae, cioè in chi deve dare parere positivo o meno al progetto di Snam” (applauso, ndr) “se mi dicono che il progetto va bene devo crederci, se no dovrei studiare 20 anni e diventare più competente di loro… se uno non ci crede, è un altro discorso e non è possibile trovare un punto d’incontro.”

Le risposte sulla sicurezza sono venute, ha detto. E il Sindaco ha invitato a non diffondere fake news sul rigassificatore e sui suoi rischi perché queste sì finirebbero col danneggiare la reputazione e il turismo di Punta Marina. Sull’impatto ambientale e paesaggistico, per la spiaggia e la pineta, il Sindaco ha ricordato che non ci saranno conseguenze negative anche perché l’impianto a terra sarà circondato, protetto e separato dall’abitato da un bosco di 90 ettari. E una parte delle compensazioni saranno concentrate su Punta Marina, anzi questa “sarà l’occasione per riqualificare il viale principale del paese collegato al progetto del Parco Marittimo: Punta Marina alla fine ne uscirà molto più attrattiva sul piano turistico” ha detto de Pascale.

“Dal punto di vista turistico e attrattivo il danno più grande sono le fake news. – ha sottolineato ancora – Quelle non bloccano il progetto, ma fanno gratuitamente danno a Punta Marina, che invece avrà benefici da questo intervento.” Infine il Sindaco ha ricordato che il prossimo passaggio sarà la discussione in Consiglio comunale a Ravenna, che porterà poi alla decisione del Comune sul progetto. Infine ci sarà entro fine mese il parere definitivo della struttura commissariale.

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La scienza e l’economia del Paese dicono che il rigassificatore non solo è necessario, ma è anche un’opportunità.

Poi ci sono i nimby, con i loro piccoli egoismi ed un po’ di ovvia ignoranza… ma rispetto ad altre parti del Paese, Ravenna ed i ravennati stanno facendo una bella figura.

Pochi gli esagitati, pochi gli ecotalebani che non tengono nessun conto dell’economia (che non è una cosa astratta: significa arrivare a fine mese con il riscaldamento acceso, significa non far chiudere troppe aziende e non distruggere troppi posti di lavoro).

Il Paese non può reggersi solo sulle pensioni e sul reddito di cittadinanza… anche perchè se poi si ferma tutto il resto, con che soldi si pagano le pensioni ed il RdC?

Premesso che non ho mosso critiche alla sicurezza dell’impianto ma ho rilevato che la procedura di collaudo descritta nei documenti, oltre a non essere conforme alle norme, renderebbe impossibile il superamento del collaudo da parte del gasdotto, mi chiedo come un errore del genere possa essere sfuggito ai tecnici di Snam e degli enti preposti a valutare e approvare il progetto. Quindi, se mai, è la procedura di presentazione e approvazione del progetto a non essere sicura. Comunque aspetto le risposte scritte da parte di Snam: la presentazione non mi è parsa la sede giusta per affrontare un aspetto puramente tecnico. Se poi qualcuno organizzerà un incontro per discutere la procedura contenuta nei documenti (non di cosa Snam sappia o avrebbe avuto intenzione di fare) sono disponibile. Tengo a precisare di non nutrire dubbi sul fatto che Snam sappia costruire impianti: il punto è, lo ripeto, che la procedura presentata è errata (mentre quella, diversa, illustrata nelle risposte è corretta… ma non sono le risposte a essere oggetto di verifica e approvazione) Chi volesse approfondire potrebbe guardare il video (4 minuti) https://www.facebook.com/groups/1570853109984744/permalink/1586523875084334

Chi non vuole il rigassificatore, per coerenza con le loro idee, devono tenere spento il riscaldamento quest’inverno.

Due cose su questo progetto. Uno. SNAM ha acquistato due rigassificatori usati per Ravenna e Piombino: sono un usato sicuro? Quanto sono vecchi e perché chi li possedeva se n’è disfatto se in questo momento sono così preziosi? Due. Il bosco di novanta ettari di cui parla De Pascale, se deve servire a qualcosa, va fatto con piante di almeno sei/sette metri, reperibili presso i vivai di settore, non mettendo a dimora quattro “bacchetti” con le foglie che il bosco lo fanno dopo vent’anni.

ST copio e incollo il tuo intervento!! Lo condivido in pieno.

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