Guerra russo-ucraina e rincaro dei costi energetici: l’impatto sulle imprese, la testimonianza di Zec. INTERVISTA -

2022-10-14 21:42:46 By : Ms. Lacus Yu

Quanto la guerra russo ucraina influisce sul futuro delle imprese? E quanto incide l’aumento dei costi energetici? In un mondo globale, dove le connessioni sono così forti, i riflessi di una guerra, anche se combattuta a migliaia di chilometri di distanza, sono evidentemente estesi.

Abbiamo posto queste domande a Dino Zantelli, managing director Zec, impresa di Colorno nata 61 anni fa, pioniera in Italia nella produzione di tubi in materiale termoplastico. Oggi è una grande azienda che deve le proprie fortune al fatto di aver iniziato a estrudere profilati in materiale plastico per poi sviluppare una vasta gamma di prodotti legati a questo procedimento. È stata la prima in Italia a produrre tubazioni flessibili termoplastiche ad alta pressione.

Zec serve due macro settori: l’oleodinamica con tubi ad alta pressione e la pneumatica con tubi a bassa pressione. Oggi è leader del mercato, ha chiuso lo scorso anno con un fatturato di 37 milioni e una quota di export del 65%.

L’azienda colornese esporta in più di 90 paesi in tutto il mondo: in Europa, particolarmente in Germania dove negli ultimi anni ha raddoppiato il volume d’affari e poi Russia, Usa, ma anche in Sud America, Canada, nei paesi del Magreb e in Sud Africa, in Cina, India, Iran, Australia e Nuova Zelanda. Proprio perché impresa energivora e fortemente improntata all’export, abbiamo voluto capire quanto, l’aumento del costo dell’energia da un lato e la guerra dall’altro, possano influire sul futuro.

Quali sono gli effetti del conflitto sulla sua impresa?

La Russia, dove vendevamo la gamma completa dei nostri prodotti, rappresentava il 6% della nostra quota di export. Fino alla prima metà dell’anno siamo riusciti a lavorare, perché gli ordini erano precedenti lo scoppio della guerra e delle sanzioni. I problemi li abbiamo ora: il rischio è di perdere una quota importante di mercato. Oggi mandare qualcosa in Russia è impossibile. Nei prossimi mesi vedremo come si risolverà la situazione, ma il rischio è di perdere questo mercato. In Ucraina invece stiamo lavorando ancora, con qualche difficoltà in più però, perché non tutti i trasportatori sono disposti ad andare a consegnare là. Il mercato Ucraino rappresenta l’1,5% del nostro export.

Si dice che qualcuno stia mettendo in piedi un sistema di triangolazione, vendendo a chi può commerciare con la Russia, cosa ne pensa?

Ci sono costi aggiuntivi enormi, non credo che a lungo termine possa funzionare, oltre al fatto che prima o poi porranno un freno, perché è un po’ il segreto di Pulcinella.

Cosa pensate di fare per superare il problema?

Cercare nuovi mercati è difficile, però in alcuni, come quello Usa abbiamo margini di crescita è la nostra strategia per sopperire la possibile perdita del mercato russo.

Il conflitto non ha fatto che peggiorare una situazione già critica sia per l’approvvigionamento del gas che dal punto di vista dell’aumento prezzi, in Italia poi non si è mai investito: né nel nucleare né nelle fonti energetiche alternative e questo ci ha reso totalmente dipendenti da altri.

Il costo per l’energia elettrica è quasi raddoppiato. Come impresa siamo stati lungimiranti: a inizio anno, abbiamo fatto la scelta di una tariffa fissa e quindi il prezzo è bloccato, ma abbiamo subito gli aumenti dell’anno scorso. Ci sono situazioni drammatiche con tante aziende che rischiano di azzerare l’utile. Il punto è che nell’ultimo anno abbiamo dovuto far fronte anche all’incremento del costo delle materie prime e, data l’estrema concorrenza del mercato, non abbiamo potuto rifarci sugli acquirenti dei nostri prodotti. La combinazione dell’aumento delle materie prime e del costo dell’energia produce un assottigliamento dei margini, questo sarà inevitabile.

Per quanto tempo le imprese riusciranno a reggere?

Non è semplice dirlo, dipende dai settori, ma arrivare a metà del 2023 non sarà facile per molte imprese.

È ottimista per la sua impresa?

Per il 2022 abbiamo numeri di crescita e una mole di lavoro che ci consente di avere un segno positivo. Penso che il prossimo anno il mercato subirà un assestamento e temo che alla fine del 2023 potrebbe esserci con un segno meno, stabilire oggi di che entità non è facile. In ogni caso sarà un anno difficile e non certo di crescita, sarebbe già un grande successo mantenere i numeri del 2022.

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