Marcinelle, l'alt di Giorgia Meloni: "No a strumentalizzazioni sui migranti, italiani non erano clandestini in Belgio" - Il Riformista

2022-10-14 21:34:06 By : Ms. Jenny Ni

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Il tema dell'immigrazione nella campagna elettorale

Giorgia Meloni lancia un appello: no a strumentalizzazioni della tragedia di Marcinelle in Belgio, no a paralleli con le storie di migranti dei giorni nostri. Al centro del dibattito il tema è tornato proprio grazie al centrodestra. La leader di Fratelli d’Italia ha rispolverato nei giorni scorsi il cavallo di battagli del blocco navale, il segretario della Lega Matteo Salvini ha fatto un viaggio a Lampedusa la settimana scorsa. Meloni, in una lettera a quotidiano Il Corriere della Sera, scrive di apprezzare l’annuncio della partecipazione del segretario del Partito Democratico Enrico Letta alla commemorazione istituzionale nella cittadina belga.

Si dice però contraria a qualsiasi tipo di strumentalizzazione della tragedia italiana in Belgio e “il tema degli stranieri di oggi”. Il segretario del Partito Democratico sabato scorso aveva scritto che “per onorare quelle 262 vittime e anche, simbolicamente, tutti gli altri caduti, in altre viscere, a partire da quelle del Mediterraneo. Soldati, come loro, di una guerra per la sopravvivenza di fronte alla quale l’Europa e l’Italia non possono voltarsi dall’altra parte”.

Era l’8 agosto del 1956 quando la miniera di carbone di Bois du Cazier a Marcinelle si riempì di fumo a causa di un incendio nel condotto che portava aria nei tunnel sotterranei. Si scatenò il terzo incidente minerario per numero di italiani morti. I lavoratori arrivavano in Belgio a migliaia, grazie a un accordo del governo del Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi che prevedeva l’invio di operai in cambio di carbone. Quell’8 agosto del 1956 morirono in tutto 262 persone, 136 operai italiani che arrivavano da tredici Regioni diverse, 22 da Manoppello, un piccolo comune in provincia di Pescara.

“Ora, non credo sia difficile notare come il quadro fosse radicalmente diverso da quello dell’attuale situazione dell’immigrazione verso l’Italia. Qui e oggi, accanto all’immigrazione regolare, fatta di milioni di stranieri che si sono integrati positivamente nella nostra società e che meritano il nostro apprezzamento, da anni conosciamo ingenti flussi di immigrati irregolari che i governi di sinistra (o ai quali la sinistra ha partecipato) non hanno mai saputo né voluto arginare, alimentando così un traffico inumano e un business inaccettabile, sostenuto da certe Ong ideologizzate e ben remunerati professionisti dell’accoglienza”, ha scritto Meloni.

“Una parte consistente di questi irregolari diventa manodopera per la criminalità organizzata, altri, certo, per caporali e pseudo-imprenditori senza scrupoli, che li utilizzano per rivedere al ribasso le condizioni sociali e salariali dei lavoratori italiani. Soltanto una minima parte è invece costituita da aventi diritto allo status di rifugiato, che naturalmente meritano la tutela prevista dalle Convenzioni internazionali. Di fronte a questo dramma quotidiano, è doveroso ristabilire il principio elementare che in Italia si può accedere e permanere soltanto rispettando le nostre leggi. Ma la cosa più distante con la tragedia degli italiani che emigravano per lavorare nelle miniere belghe, è che molti degli immigrati irregolari di oggi, per lo più giovani maschi in età da lavoro, considerano l’accoglienza stessa come un diritto inalienabile da cui far discendere presunti diritti molto più materiali, che costano alle casse dello Stato italiano, per ogni straniero accolto, più di quanto ricevano di pensione molti nostri anziani”.

Che le Ong costituiscano un pull factor per le migrazioni soprattutto nel Mediterraneo è un’osservazione che tuttavia è stata smentita nel corso degli ultimi anni dai dati: dati che per esempio mostrano una riduzione degli sbarchi maggiori con il ministro del Pd Marco Minitti al Viminale, grazie agli accordi con la Libia. Altri dati non suffragano l’ipotesi dell’incentivo alle partenze che le Ong costituiscono con la loro attività nel Mediterraneo. Nessuna inchiesta giudiziaria ha poi riscontrato presunte collusioni tra scafisti e Ong. Un migrante può fare poi richiesta di asilo solo una volta arrivato in Italia, e solo dopo la valutazione della domanda sarà riconosciuto o meno il suo status. Le destre tendono a parlare in anticipo di “clandestini”, termine che non esiste nelle definizioni internazionali e nel Diritto dell’Unione Europea. Senza considerare che la maggior parte dei migranti, messi in competizione nella lettera con i pensionati italiani, non vuole restare in Italia.

Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.

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Il Riformista è una testata edita da Romeo Editore srl - PIVA 09250671212 e registrata presso il Tribunale di Napoli, n. 24 del 29 maggio 2019 - ISSN 2704-8039